Inutile dire quanto fu ascoltato Besame Mucho dagli altri inquilini della casa. A differenza delle case borghesi dove si chiamava la bambina in presenza di ospiti, a me si nascondeva tanto che io il mio Besame non potevo farlo ascoltare ad altri se non a mio fratello che più di una volta pensò di riprendersi la chitarra e barattarla con un cerchione di bicicletta.
Fortunatamente la prevalente passione per le auto mi salvò da un distacco troppo annunciato.
Agli occhi severi dei miei genitori apparivo come una via di mezzo tra un saltimbanco e uno stornellatore… Appunto SorCapanna, noto per allietare turisti e coppiette nei locali di trastevere.
Quindi, oltre alla difficoltà oggettiva si aggiungeva lo spettro di questo Sor capanna e delle sue stornellate.
Il repertorio cresceva: si erano aggiunti un solo di boogie-woogie greensleeves (grazie all’enciclopedia della chitarra di gangi e cerri collezionatami da mio nonno, unico a crederci) e il maledettamente popolare Italiano di Toto Cutugno. Insomma ero quasi pronto per uscire allo scoperto.